Psicologia del Natale

Il senso del Natale

“Impara ad amare ciò che desideri
ma anche ciò che gli assomiglia.
Sii esigente e sii paziente.
È Natale ogni mattino che vivi.
Scarta con cura il pacco dei giorni.
Ringrazia, ricambia, sorridi.”

(S. Benni)

Al di là della sua valenza religiosa, il Natale non è un evento qualunque dell’anno; non è la festa dei regali, dei pranzi luculliani, degli eccessi. È la nostalgia del passato, il valore del presente e la speranza del futuro.
Il Natale è soprattutto un moto del cuore, un ritorno a casa, alla nostra “famiglia interiore”.
Il Natale rappresenta simbolicamente lo scenario familiare (la nascita, l’accudimento, gli affetti, la gioia dell’amare e dell’essere amati, il valore sociale della famiglia).
Nella psiche umana universalmente c’è la fantasia di una sorta di “presepe interno”: un bambino, una mamma, un papà, con tutto il calore e l’amore di cui abbiamo bisogno.
La festa del Natale rinnova l’incanto di quel “presepe interiore” che ci portiamo dentro e che è alla base della nostra vita affettiva. È l’evento, senza spazio né tempo, cui affidiamo le emozioni e i ricordi della nostra innocenza perduta.

È questa “Famiglia ideale”, fatta di calore, accettazione e gioia, il fondamento dei nostri bisogni relazionali, la fonte primaria della nostra capacità di amare ed essere amati.
Il Natale è dunque la festa della famiglia, quella famiglia così ideale che nessuno ha mai avuto, perché la vita è inevitabilmente esperienza di gioia e dolore, di legami affettivi ma anche di separazioni e distacchi.
In ognuno di noi individualmente rimanda alla rappresentazione del proprio “presepe interno” (l’amore primario con la mamma, il successivo rapporto con il papà, le relazioni all’interno della nostra famiglia).
E poiché anche la nostra infanzia è stata costellata da piaceri e doveri, gratificazioni e frustrazioni, gioie e dolori, conserviamo in eterno l’illusione di recuperare quella “famiglia idealizzata” che non è mai esistita veramente.
Per questo il richiamo del Natale è fonte di euforia ma nello stesso tempo di nostalgie e delusioni. Spesso gli stati depressivi tornano a fare capolino, rinnovando il “lutto” per la perdita di quell’amore primario così agognato.
Il periodo fra il Natale e l’Epifania è quel momento dell’anno in cui vorremmo rifugiarci al sicuro di una “famiglia” (qualunque concezione o vissuto si voglia personalmente assegnare a questo “contenitore relazionale”).

Il consumismo materialistico che caratterizza il Natale di oggi tende ad offuscare i profondi significati simbolici che racchiude. Per questo a Natale è necessario recuperare queste potenzialità psicologiche e spirituali, trasformando la festa in una profonda riscoperta della nostra Anima e, ancor di più, del nostro scopo di vita, che è quello di apprendere da tutte le esperienze che facciamo, nell’incontro con le altre Anime. Ed è proprio per queste valenze culturali che le tradizioni popolari andrebbero rispettate, perché costitutive dell’anima dei luoghi in cui si sono tramandate; sono radici simboliche profonde della cultura antropologica propria dei popoli; e senza radici, nessun organismo vivente può sopravvivere.
L’amore, l’armonia, la pace che cerchiamo sono già lì, più vicini a noi di quanto non pensiamo.
Sempre se siamo disposti all’ascolto del cuore e degli affetti, piuttosto che della ragione e dell’immanenza materiale, tesi a vedere ciò che è “invisibile agli occhi”, piuttosto che lo sfarzo delle cose visibili.
La psicoanalisi ci conferma che è illusoria quell’idea di famiglia “magica” che abbiamo in testa e che nella realtà è importante vivere e attraversare relazioni d’amore “sufficientemente” adeguate, non ideali irraggiungibili di famiglia.
Non c’è dunque un Natale ideale da riproporre, ma solo il Natale che decidiamo di far rivivere come riflesso dei nostri desideri e dei nostri valori; così il Natale diventa lo specchio della nostra famiglia interna, come parte di sé, dei nostri cari e delle tradizioni della nostra infanzia. Con questa famiglia nel cuore, con l’immagine interiorizzata dei nostri genitori, con questo pezzo di “casa” che ci portiamo sempre con noi, non dovremmo mai sentirci soli.
Quella “ideale” famiglia dunque ora sei tu! Non importa con chi vivi, o dove sei: la TUA famiglia ora sei tu!
È Natale ogni volta che ami, ogni volta che doni, ogni volta che ti ricordi soltanto della gioia di esistere.

Lo spirito del Natale

”Se non riesci a trovare il Natale nel tuo cuore, non potrai trovarlo sicuramente sotto un albero” (C. Carpenter)

Per i cristiani il Natale è il “segno” dell’amore di Dio, che nel mistero dell’Incarnazione si fa Uomo per la salvezza di tutti gli uomini.
L’umiltà e l’indigenza di Gesù fatto Uomo rappresentano la forza e la ricchezza di una vita piena di senso, di un percorso che anche nel dolore non rinuncia alla speranza e all’obiettivo salvifico.
Di fatto, il Natale dovrebbe essere la festa di compleanno di Gesù, anche se ormai sempre più raramente viene invitato, anche da coloro che dicono di essere cristiani…
Tuttavia, per l’umanità intera la festività del Natale può essere assunta a “simbolo” universale di rinnovamento e di speranza.
Cosa sarebbe la vita senza una prospettiva positiva, senza un esito favorevole, se non un’esistenza priva di fondamento? Una vita già morta, sostanzialmente.
Una vita che voglia essere pienamente vissuta, sia in senso spirituale sia in senso laico, deve continuamente rinnovarsi, trovare nel divenire perenne l’eterna conferma della propria essenza immanente.
“Se ci diamo la mano i miracoli si faranno, e il giorno di Natale durerà tutto l’anno” (G. Rodari).
Lo spirito del Natale non può essere relegato solo al 25 dicembre, ma deve essere continuamente coltivato, deve essere mantenuto vivo non solo con un generico richiamo alla “bontà” e alla “buona volontà”, ma con la consapevolezza che, al di là di ogni religione o filosofia di vita, solo il primato dell’Amore può essere l’unica vera misura che qualifica la vita come possibilità unificante, universale, come “competenza comune ad ogni uomo”. La vera bellezza della vita non si trova nelle cose materiali, ma negli affetti, dentro di noi e dentro le persone.
Natale è soprattutto un insieme di sentimenti ed emozioni che dovremmo saper coltivare e mantenere tutto l’anno. Un lampo di luce nel buio dei cuori.
Ogni giorno, dunque, o è “natale”, o è “mortale”!

È Natale ogni volta che dai per primo, senza aspettare di essere ricambiato.
Quando l’umiltà è più vera della superbia.
Quando la gioia sovrasta il dolore.
Quando vivi con passione e ti emozioni per amore.
Quando l’amore è più forte dell’odio.
È Natale quando la pace supera ogni risentimento.
E si placano i rimpianti, la rabbia e il rancore.
È Natale quando stai bene con te stesso e con gli altri.
Natale sei tu nella tua autenticità, oltre ogni apparenza.
Quando la tua essenza si manifesta con convinzione.
Senza più finzione, ma per intenzione.
Perché così sei tu e non potrai più farne a meno!
Il Natale porta con sé il perdono al di là di ogni merito o pentimento.
Tu puoi essere per-dono.
Fa’ di te stesso un dono!
(R. Calia).

L’augurio più bello per il Natale allora è che ciascuno di noi possa essere il “dono vivente” per le persone cui vogliamo bene. Quest’anno concepiamo un regalo diverso: non un pacco, non una cosa sfavillante, ma solo: NOI STESSI COME DONO!

Il Natale e la speranza

Signore, tu che nell’umiltà più autentica
hai indicato la via della Verità e della Salvezza,
aiutaci ad eliminare dai nostri cuori la superbia, l’avidità, l’orgoglio e la falsità,
cause dirette del male di questo mondo.
Nessuno, in particolare le persone fragili,
i bambini, gli anziani o gli ammalati,
soffra più a causa della malvagità
degli uomini verso altri uomini.

Tu che hai proposto agli uomini di ogni tempo,
di ogni condizione sociale, di ogni cultura,
un modello di Amore e di riconciliazione,
illumina l’umanità di oggi a ritrovare
la strada che porta ad incontrare l’altro
nel dialogo, nell’accettazione e nel rispetto reciproco.
Fa’ di tanti cuori segnati dall’odio,
dalla solitudine e dalla sofferenza,
cuori capaci di amare e di perdonare,
come tu hai perdonato.

Tu che leggi nel profondo di ogni cuore
trasforma i nostri personali risentimenti
in atteggiamenti fraterni,
in comportamenti capaci di dare gioia,
facendo del Natale una festa vera.
La Luce del Tuo Natale irradi quest’oggi
un motivo di vera speranza
per l’intera Umanità.

(riel. pers. della Preghiera d’Avvento)

Il mio augurio per tutti è di trascorrere un Natale sereno con la giusta consapevolezza dei suoi significati profondi, per avvicinarci al nuovo Anno con la determinazione e la speranza di renderlo semplicemente “migliore”, in famiglia, nel lavoro, nelle nostre relazioni.
L’emozione del Natale ci porti a rinnovare i nostri sentimenti, illuminare le nostre menti, e portare pace nei nostri cuori; a ricordarci di non essere qui su questa terra solo per noi stessi, ma anche per gli altri e per uno scopo comune.
La gioia della festa vera ci accompagni lungo il cammino della vita, fino alla prossima festa.
Un augurio e un impegno per tutti.

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Circa l'autore:

Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano
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