Trasformazione

Crisi e cambiamento

Ogni vera e profonda trasformazione avviene sempre dopo una “crisi”, ossia dopo una frattura (dal greco, crisis) fra un vecchio e un nuovo equilibrio.
Il processo di trasformazione comporta l’accettazione di uno stato transitorio di smarrimento, un senso di provvisoria instabilità, un sovvertimento che sfocia poi un nuovo accomodamento.

Fino alla prossima tappa.
Questo vale sia per lo sviluppo umano individuale (ontogenesi), sia per l’evoluzione sociale in generale (filogenesi).
“Chi lascia la vecchia via per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova”, recita un vecchio proverbio che invita semplicemente alla prudenza, non a non “star fermi”.

Cambiamento vuol dire trasform-azione, agire per completarci in pienezza, in un divenire che è continuità di sé.
Significa essere fedeli a se stessi, rispettarsi e non smarrire o spezzare il filo della propria esistenza. Portare a compimento il compito cui siamo chiamati in questa vita.

Cambiare fa paura, fintanto che equivale a “morire a se stessi”.
Invece è proprio star fermi che significa morire psicologicamente: vivere è cambiare!

Eppure comunemente è così: la maggior parte si accontenta di sopravvivere, di trascinare stancamente ed infelicemente la propria vita.
Perché?
Semplicemente perché vince la paura.
Si ha paura di cambiare, perché si teme di perdere qualcosa, per qualcos’altro che non siamo certi di ottenere.
L’angoscia di fronte all’imprevisto vorrebbe cautelarci da qualche (presunto) pericolo, in realtà ci espone all’infelicità (certa), e al blocco dei desideri verso una più piena e gratificante realizzazione.

Si preferisce allora rinunciare al “rischio” di vivere, si interrompe il cammino evolutivo; si sceglie di non scegliere (che è comunque una scelta!) e ci si rassegna a rimanere semplicemente un individuo, rinunciando all’impresa di diventare una Persona.

Resistere al cambiamento per la paura di affrontare il nuovo, l’illusione di poter permanere immobili nella propria “zona di confort”, è una stasi del normale fluire dell’esistenza, un blocco della vita.
L’angoscia dell’ignoto è dovuta al trionfo del nichilismo contemporaneo, che di fatto ha inculcato l’idea che “siamo nulla” e che “polvere siamo e polvere torneremo”.
La fede nell’esistenza ci dice invece che “noi siamo” e che è impossibile passare al “non siamo”.
Una negazione della vita (fisis) concettualmente insostenibile, come dimostra la stessa scienza (non la religione).
Il nostro peregrinare nella vita è l’ “eterno fluire del medesimo”: è la conferma della nostra esistenza che si tras-forma ma rimane nella sostanza fedele sempre a se stessa.

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Circa l'autore:

Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano
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