Intenzioni

Verso il nuovo anno

“A te che ti sei fatto avvolgere dall’oscurità auguro una fonte di luce e di energia che possa spegnere ogni oscurità.
A te che lotti contro il tempo auguro di vincere la tua battaglia, di sfilare al tempo la magia di un sogno e di scriverne il poi.
A te che cerchi senza trovare auguro di trovare ciò che cerchi o la capacità di apprezzare ciò che hai, ricordandoti che niente ci è dovuto.
A tutti auguro di saper cogliere il brivido di un’emozione e scrivere con il cuore le pagine dell’anno che si compone.”
(S. Stremiz)

Chiudiamo un altro anno particolarmente travagliato, in una fase profondamente critica per l’intera umanità. Predisponiamoci ad andare verso il nuovo anno con speranza e fiducia, malgrado tutto.
Chiudiamo l’anno così: come in un esercizio di meditazione, anche solo virtualmente, allineiamoci alle nostre intenzioni profonde.
L’intenzione positiva, insieme alla consapevolezza su ciò che desideriamo autenticamente, è la nostra vera forza creatrice, l’energia sottile ma potente che agisce nel campo delle infinite possibilità che l’Universo ci offre.
Chiudendo gli occhi, ricordiamo tutte le cose, buone o cattive, che abbiamo incontrato.
Respiriamo profondamente.
Con l’aria inspiriamo tutte le emozioni che abbiamo vissuto, tratteniamo tutte le esperienze, belle o brutte, che abbiamo fatto e che ci hanno comunque fatto crescere.
Espiriamo lentamente fino in fondo, buttando fuori tutte le tossine emotive che ci hanno avvelenato l’esistenza (delusioni, rabbia, frustrazioni, sconfitte, perdite, paure, angosce).
Apriamo infine gli occhi, pronti ad accogliere il nuovo anno, a viverlo giorno per giorno, senza pregiudizi e senza pretese, se non di essere contenti di essere al mondo, in pace con se stessi e con gli altri.

“Sbarazzatevi degli inutili fardelli che sono i residui del passato e il timore del futuro” (A. Jodorowsky).

Ad ogni nuovo inizio (nel giorno del compleanno, al ritorno dalle vacanze, a capodanno) ci piace pensare di poter fare (finalmente) quei cambiamenti che – da tempo – sappiamo dovremmo fare: cattive abitudini, tratti del carattere, impegni procrastinati, ecc.
Poi puntualmente non lo facciamo, non ci riusciamo del tutto. Perché?
Semplicemente perché siamo abitudinari, cerchiamo stabilità, sicurezze, e ci illudiamo di trovarle nel controllo delle cose di tutti i giorni. Abbandonare le consuetudini è un salto nel buio, un rischio; uscire dal conosciuto per avventurarsi nell’ignoto. Significa andare oltre la nostra zona di confort.
Anche quando la nostra attuale situazione è insoddisfacente, o addirittura ci provoca malessere e disagio, scegliamo inconsapevolmente di continuare a fare le stesse cose, anche a sentirci sbagliati o “malati” e a lamentarci che “non va”, piuttosto che affrontare l’incognita del nuovo.
Il cambiamento è ineluttabile, è costitutivo della vita, è evoluzione; bisognerebbe sempre favorirlo, piuttosto che resistergli. Essere e divenire sono la sostanza e la forma in cui tutto si manifesta.
Tutti, chi più chi meno, facciamo il proposito di rinnovarci. Per farlo però occorre imparare a sbarazzarsi di parti irrisolte del passato, più o meno ingombranti, facendo i conti con ciò che siamo riusciti a diventare.
I bilanci (specie se in rosso) si fa sempre fatica a farli …
Ciascuno, in privato, facendo i conti con la propria coscienza, consideri i propri personali fardelli.
Così io non vi espongo i miei, né i miei proponimenti. Mi sembra però di poter mettere a fuoco e condividere almeno tre “cassetti” di intenzioni, su cui mi piace scrivere queste etichette:

– Altruismo uguale egoismo

Ossia: non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi.
Che in buona sostanza significa che gli altri (il “prossimo”) siamo noi stessi agli occhi dell’altro; astenersi dall’arrecare danni e, se ci riesce, dare agli altri ciò che desideriamo sia dato a noi, equivale a rispettare se stessi, attraverso il rispetto degli altri. Il tutto senza aspettare che siano prima gli altri a cominciare (altrimenti non si capisce chi dovrebbe partire per primo!* E intanto la vita scorre …).

– Zero lamenti!

Mettiamo un deciso stop alla abitudine mortifera di lamentarci di ogni cosa.
Convinciamoci che, anziché lamentarsi (aspettandosi che siano gli altri a risolvere le cose), è più conveniente portare soluzioni ai problemi, piuttosto che sfuggire alle proprie responsabilità, incaponirsi a cercare cause o colpevoli di quei problemi (la vita non ha bisogno di colpe ma del coraggio necessario a vincere le paure e ad andare sempre oltre gli inevitabili ostacoli). Sforziamoci dunque di fare meno domande, ma di dare attivamente noi stessi più risposte a quelle stesse cose su cui aspettiamo passivamente risposte dagli altri.

– In prima linea!

È quanto mai necessario oggi saper tenere a bada la propria superbia e il proprio incrollabile narcisismo (costantemente eccitati dalle modalità esibizionistiche e grandiose di un mondo sempre più votato al materialismo cinico e all’apparenza vacua), non rinunciando comunque ad andare avanti per primi*, a dare il nostro personale contributo alla collettività, ad essere protagonisti nella nostra vita, piuttosto che oscure comparse, senza aspettare che gli altri ci precedano o ci seguano. Anche a rischio di ritrovarci da soli nelle cose in cui crediamo e che aspiriamo a realizzare (cioè “rendere reali”, trasformare da buone intenzioni in fatti concreti).

(*) “Primi” non vuol dire essere il migliore, il vincitore di una gara inesistente, l’illuminato magari senza luce; significa semplicemente cercare di agire e mettere in pratica in prima persona quello che abbiamo avuto la fortuna di comprendere. Per stare meglio, con noi stessi e con gli altri, e per contribuire a migliorare la propria condizione, quella della nostra famiglia, degli amici, della comunità e della società in generale.
Ognuno di noi ha la possibilità di essere non il “migliore” in assoluto (di cosa poi?, sapendo che ogni classifica è sempre relativa, mai assoluta: nessuno è migliore di nessun altro, in quanto essere umano), ma la “miglior versione di se stesso”. Non ci è richiesto di essere perfetti, invincibili, inappuntabili. Realizzare le proprie più vere ed autentiche potenzialità, autenticamente se stesso: niente di più e niente di meno.
Ne abbiamo bisogno noi e ne ha bisogno il mondo. Insieme dobbiamo credere che il Bene prevalga sul Male, e che insieme possiamo ancora cambiare noi stessi e il mondo.

Un’ultima considerazione: ricordiamoci che possiamo rimuginare, recriminare, sentirci in colpa per il passato, oppure preoccuparci anticipatamente per il futuro, ma abbiamo la possibilità di agire SOLO nel presente (questo è il vero “potere”, cui non dovremmo rinunciare mai).
La capacità di sostare in pienezza nel presente è la base della salute mentale. Un “segreto” che troppo spesso, semplicemente, dimentichiamo. Cerchiamo allora di “non guardare indietro con rabbia e avanti con paura, ma semplicemente intorno con consapevolezza” (J. Thurber).
La sola felicità, stabile e permanente, in cui credere è la gioia della piccole cose, i gesti, i sorrisi, le carezze, i pensieri quotidiani, che sono lì ad attenderci sempre, gratis e senza dipendere da nessun altro e nessuna circostanza.
L’aspirazione è di affidarsi a se stessi, non dipendere dai nostri umori né tantomeno da quelli degli altri.
Ciò che dobbiamo aspettarci è il rispetto, che diamo per primi a noi stessi e quindi agli altri.
Ed è questa la sola cosa che non dobbiamo essere disposti a negoziare: “Io-sono-me e nessun-altro può dirmi ciò-che-sono e come-devo-essere!”
Rispetto, che vuol dire parità, reciprocità e simmetria.
La serenità e la pace sono il frutto dell’equilibrio delle persone (non viceversa …).
Auspico a me per primo di riuscirci, perché solo così posso essere coerente con tutto ciò che auguro agli altri.

Auguro a tutti indistintamente di affrontare il nuovo anno con la giusta determinazione, per renderlo il migliore possibile, o perlomeno, semplicemente migliore di quello passato.
E questo può realizzarsi solo con il perfetto “allineamento” con le nostre più profonde intenzioni: in senso orizzontale (passato-presente-futuro) e in senso verticale (corpo-mente-anima-spirito).
Solo così i bisogni si trasformano in desideri e le nostre azioni sono guidate dalla consapevolezza delle nostre vere aspirazioni.
Consapevole che se ognuno riuscisse a fare la propria parte per cambiare le cose, il mondo sarebbe migliore da subito, senza aspettare improbabili eroi o irrealistiche utopie.
La differenza fra un anno migliore o peggiore possiamo sostanzialmente essere noi; sempre se ci crediamo e ci proviamo.
Auguri, a ciascuno di noi singolarmente e a noi tutti come Comunità.

BUON ANNO

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Circa l'autore:

Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano
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