Persona e narcisismo

La persona più importante sei tu

Il tesoro è sempre stato presente, dentro di te, ma tu eri impegnato altrove: nei pensieri, nei desideri, in mille cose.
Non eri minimamente interessato a quell’unica cosa.
Si trattava del tuo stesso essere!

(Osho)

Questo concetto, apparentemente semplice, è del tutto disatteso nella nostra attuale concezione della vita.
Viene concretamente applicato in due modi diversi.
Entrambi sbagliati.

C’è chi si pone narcisisticamente al centro del mondo, in modo assoluto, con un egocentrismo (ed un egoismo) esasperato, concependo se stesso come il “migliore”, in diritto quindi di AVERE il massimo dalla vita.
Le cose, i beni materiali, i soldi, gli oggetti valgono più delle persone.
La cosa più importante è appropriarsi di tutto il possibile da questo mondo, costi quel che costi.

Costoro non cercano la gioia, il piacere delle relazioni e degli affetti, ma il “potere” sulle cose e sulle persone (che in fondo sono “oggetti”…).
L’apoteosi fallico-narcisistica di questa visione onnipotente è l’equivoco new-age che afferma che Dio è in noi e quindi “noi siamo Dio”!. (Il buddismo cui pensano di ispirarsi dice in realtà ben altro sull’attaccamento alle cose materiali).

La seconda visione è che al centro di tutto ci sia la Persona, intesa però come concetto astratto, indeterminato.
In questa visione ognuno ci mette quel che gli pare, per cui si finisce con l’affermare tutto e il contrario di tutto.
In pratica, tutti dicono di voler mettere al centro gli individui, ma poi di fatto anche costoro confondono l’essere con l’avere.

In modo apparentemente più ingenuo e immaturo degli altri (si tratta infatti di una visione infantile, “orale” in senso psicoanalitico) si arrabattano per sopravvivere in un mondo dove trionfa il materialismo, il dio denaro, il successo, il benessere personale (inteso soprattutto come benessere economico).
Vivono fagocitando voracemente le cose del mondo, cercando di ricavarne sicurezza e senso.

Dal narcisismo alla maturità del Sé

“Mettere se stesso al centro” significa invece concepire se stesso come unico, che non vuol dire affatto essere “identico”, né tanto meno onnipotente o “migliore” (di chi poi? e perché?).
La Persona adulta e matura (la genitalità, in senso psicoanalitico) è concepita come volano per sentire, pensare ed agire per dare il proprio contributo, fare la propria parte in un mondo fatto di tanti “altri unici” che hanno la stessa dignità e importanza, e con cui condividiamo il medesimo destino.

Il mio autentico bene corrisponde al bene degli altri.
La mia libertà comincia e finisce dove inizia quella degli altri.
In senso spirituale, se siamo creature del medesimo Universo, dello stesso Dio, non significa che “noi siamo Dio”.
Siamo comunque esseri “divini” in quanto espressione della identica Creazione.

“Allora si potrebbe immaginare
un umanesimo nuovo,
con la speranza di veder morire
questo nostro medioevo,
col desiderio che in un futuro non lontano,
ci sia di nuovo l’uomo al centro della vita”.
(G. Gaber)

Essere al centro io, tu, noi, vuol dire che tutti abbiamo il potere di restituire al creato quello che ci viene chiesto con il nostro essere al mondo.
Siamo co-creatori della Realtà che ci è dato (in questo tempo e in queste condizioni) di vivere, condividere e contribuire a far evolvere.

Essere al centro vuol dire concepire l’umiltà di essere UNO, con la certezza di essere pari a TUTTI.
Come tale non ho più bisogno della superbia e dell’orgoglio di “sentirmi” onnipotente e grandioso, sapendo nel fondo del mio cuore di essere importante per quel che sono e non per quel che appaio e tanto meno per quello che ho.
Ciò che ho costruito mi appartiene e nessuno me lo può portare via o disconoscere, perché è frutto del mio scopo di vita.
Vinco in tal modo le paure di non essere all’altezza della vita e la precarietà della mia esperienza terrena.

Il “tesoro” del mio Essere mi appartiene, perché mi è stato donato senza dover nemmeno esibire dei meriti.
E perciò non ha un valore misurabile.
Per questo posso donarlo liberamente a chi è disposto a condividere il suo.

“Il rapporto persona-persona è la meta maturativa del Sé”. (D. Lopez)

Praticamente un “affare”!

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Circa l'autore:

Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano
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