L’amore e il desiderio
“Amore e desiderio sono due cose distinte:
non tutto ciò che si ama si desidera,
né tutto ciò che si desidera si ama”.
(M. de Cervantes)
L’amore e il desiderio non sono la stessa cosa.
Spesso però si intersecano in un sentimento misto che rimanda all’idea del “possesso”.
Abbiamo cioè la convinzione che la persona amata o l’oggetto desiderato siano in qualche modo di nostra “proprietà”.
Mentre dal punto di vista giuridico possesso e proprietà sono concetti del tutto distinti, sul piano psicologico l’amare o il desiderare un oggetto ce lo fa apparire come “nostro”.
Quando questo avviene vuol dire che fra i due elementi della relazione (l’Io e l’Altro), c’è una netta prevalenza del bisogno personale del primo sul secondo (considerato come oggetto).
Ossia, io amo o desidero ma il mio bisogno è così impellente da predominare sul “diritto” dell’altro, la mia pulsione è così forte che mi fa avvertire illusoriamente l’altro come “oggetto di mia proprietà”.
Nell’innamoramento, ad esempio, i due amanti si sentono completamente e vicendevolmente “presi” uno dall’altro.
Si “posseggono” reciprocamente e ciò appare, in quella fase, del tutto gratificante.
Quando evolve in modo maturo, l’Amore vero verso una persona, anche se non può essere mai del tutto sganciato dal bisogno personale di completamento (quindi ha sempre un qualche aspetto “egoistico”, senza il quale forse non potrebbe neppure nascere), tende verso la costruzione di un rapporto più paritario, reciproco e simmetrico, dove entrambi convergono sul comune sentire di essere in qualche modo in possesso dell’altro, pur rimanendo in ogni caso di “propria proprietà”.
La libertà personale è salva!
L’amore maturo
L’amore maturo potrebbe allora essere ironicamente definito come “libera schiavitù reciproca”, capace di tenere insieme la volontà evoluta di proteggere la rispettiva libertà, ma anche la scelta consapevole di “consegnarsi” liberamente all’altro per la realizzazione dei propri desideri.
Un modo forse contorto per dire semplicemente che “ti amo, ti desidero, ti sento mio/a, ma il mio sentimento mi spinge a volere il tuo bene sopra ogni cosa, anche al di fuori e oltre di me”.
Se questo passaggio dall’innamoramento all’amore non avviene (e il più delle volte è così…), la confusione affettiva porta inevitabilmente all’ambivalenza emotiva, in una lotta feroce fra i due partner, decisi a difendere con i denti la propria individualità, sganciandola dal tentativo dell’altro di annientarla.
Ciascuno dei contendenti cerca accanitamente di non restituire all’altro ciò che gli appartiene, considerandolo ormai egoisticamente come sua “proprietà”.
I conflitti di coppia che ne derivano oltre che nelle aule giudiziarie, sfociano comunemente in drammi penosissimi, arrivando qualche volta persino alla tragedia.
L’amore fallito mostra così il suo feroce volto narcisistico, che pur di trionfare contro l’altro, è disposto ad immolarsi in un estenuante battaglia masochistica, dove tutti risultano perdenti.
MAG
Circa l'autore:
Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano