Senso o colpa?
“Coloro che soffrono di senso di colpa hanno in generale una inibizione dell’orgoglio.
Essi si sentono in colpa proprio verso quelle persone che dovrebbero, al contrario, disprezzare.”
(D. Lopez)
Il senso di colpa, che è quasi sempre in assenza di una reale colpa, errore o mancanza verso qualcuno, rovina la vita di molte persone.
Si insinua subdolo, precocemente nella nostra vita, agisce in tutto ciò che facciamo o progettiamo.
Anche il semplice pensiero di poter sbagliare si prefigura come “colpa”.
Il senso di colpa viene poi amplificato in modo particolare da alcune persone con cui siamo in relazione intima, che sono dotate di un vero talento nel saper innescare in noi questo penoso sentimento di sé.
Sono persone che si aspettano da noi chissà quali “riparazioni”, che proiettano su di noi istanze salvifiche o aspettative magiche, che poi vengono puntualmente deluse.
La nostra colpa sarebbe quella di non essere all’altezza delle loro aspettative.
Quindi noi saremmo colpevoli soltanto di una “presunta” incapacità o inettitudine.
Fondamentalmente queste persone, deluse nelle loro aspettative (ed in quanto “loro”, noi non ne siamo minimamente responsabili!), nutrono un profondo disprezzo nei nostri confronti, costantemente confermato dalle nostre “presunte” défaillance.
La nostra autostima è messa a dura prova da queste dinamiche mortificanti.
La domanda che dovremmo porci è: perché mai dovremmo “qualcosa” a qualcuno che in realtà ci disprezza a prescindere, perché non ci sottraiamo a questi esiti prevedibili?
Di quali “colpe” in realtà noi soffriamo, qual’è l’oggetto e l’origine di tali colpe?
E chi le ha commesse?
Colpe senza senso
Le origini del “senso” di colpa hanno radici in situazioni infantili, spesso molto precoci della nostra esistenza, in cui i “colpevoli” (sarebbe meglio dire, i veri responsabili) non eravamo noi.
Situazioni in cui siamo stati noi vittime inconsapevoli di “mancanze” o inadeguatezze vissute nei rapporti con le nostre figure significative (madre, padre, fratelli, ecc.).
L’angoscia di questi eventi (che si possono considerare come piccoli traumi), originariamente molto intensa, è stata rimossa, ma non del tutto risolta.
La reazione difensiva appropriata (probabilmente aggressività o rabbia verso la madre o altra figura importante), è stata negata e si è trasformata in segno opposto.
In pratica, il bambino anziché provare sentimenti negativi verso l’oggetto d’amore, si è assunto la “responsabilità” di quella situazione.
Ho Iniziato così a “sentirsi” in colpa per qualcosa, che non solo non esiste oggettivamente, ma anzi deve essere a tutti i costi essere “riparato”.
Il sentimento soggettivo (senso) di colpa è stato frainteso come fosse oggettivo (colpa reale).
È diventato così il “nostro” senso di colpa, un processo mentale cronicizzato che ruota incessantemente intorno all’illusione di riparare ciò che è impossibile riparare.
GIU
Circa l'autore:
Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano