Tolleranza e pazienza

È finito il tempo

“Liberati di tutte le zavorre che non ti permettono di volare”  (A.M. D’Alò)

Tempo fa scrivevo queste considerazioni sulla tolleranza nelle relazioni (e sulla pazienza necessaria nei rapporti con gli altri e con il mondo). Le ripropongo ora, con sempre maggior convinzione, confermando ogni singola parola.
Vicissitudini personali, nella cornice della situazione globale che stiamo attraversando, e che incombe sulle nostre vite, dal punto di vista sociale, politico, economico, culturale, rendono ineludibili riflessioni, pensieri e scelte congruenti. Ciò è quanto mai necessario per non perdere la bussola della propria rotta e riprendere in mano, nel limite del possibile, il timone della propria condizione esistenziale.
Scriveva D. Hume: “Io mi concepisco come un uomo che ha cozzato in molti scogli, ha evitato a malapena il naufragio passando in una secca, ma conserva ancora la temerarietà di mettersi in mare con lo stesso battello sconquassato, mantenendo intatta l’ambizione di tentare il giro del mondo nonostante queste disastrose condizioni”.

Tutti i miei anni sono lì a dirmi che ho molto meno tempo da vivere, di quanto non ne abbia già vissuto.
Il tempo è un continuum, smisurato e immisurabile; è inarrestabile, come il fluire di un corso d’acqua che vediamo scivolare via e che non è mai lo stesso, pur restando il medesimo.
È l’eterno divenire di noi e delle cose, che si trasformano eppure rimangono le stesse nella loro essenza (tutto ciò che esiste è eterno, non viene dal nulla e non ritorna nel nulla).
Noi non siamo padroni del tempo, ma abbiamo la possibilità di dargli un senso. Il giorno inizia e finisce comunque, senza il nostro consenso. Tanto vale viverlo, fino in fondo, puntualmente, momento per momento. Prima che sia troppo tardi per farlo.
Non possiamo tornare indietro, cambiare le cose, ma possiamo cogliere l’occasione per rivedere ciò che siamo diventati, fare l’inventario dei sogni, recuperare i desideri sopiti e ri-partire. Non possiamo modificare il passato, ma possiamo rivalorizzare il presente e orientare il futuro.
Come diceva Goethe, ogni secondo è di valore infinito, perché rappresenta un pezzo dell’intera eternità.
Il tempo terreno è tiranno, ma nello Spirito c’è tutto il tempo necessario per prepararsi a durare in eterno.

Tempo fisico e tempo mentale

“Io avanzo verso l’inverno a forza di primavere” (L. De Ligne).

C’è dunque un tempo del “dovere” e c’è un tempo del “godere”.
Dobbiamo recuperare la capacità di gioire del tempo presente, completamente soffocato fra il rimuginìo del passato e le preoccupazioni anticipatorie del futuro.
Dobbiamo reimparare a gestire meglio il “nostro” tempo, quello mentale, soggettivo, separando bene i tempi del lavoro, i tempi sociali, dai tempi degli affetti e delle relazioni personali; badando di dare a ciascun tempo la priorità che gli spetta, distinguendo con piena consapevolezza ciò che è essenziale, ciò che è più importante da ciò che non lo è.
Dobbiamo riuscire a scandire i secondi, i minuti, le ore, le stagioni in modo da comprenderlo tutto, non lasciare perdere nessun singolo frammento.
Ogni momento deve cingere tutto il resto, in modo che “l’oggi abbracci il passato col ricordo, ed il futuro col desiderio” (K. Gibran).
Altrove scrivevo (Rinascere):
“A 20 anni ti vedi invincibile. A 30 anni ti senti il più forte. A 40 anni ti credi il migliore. A 50 anni ti ritieni il più esperto. A 60 anni ti reputi sapiente. A 70 anni, ti guardi e ti riguardi, ma non ti riconosci.”
Oggi non mi ci ritrovo in quelle attribuzioni, non mi interessano più.  Sono invece arrivato a un punto della mia vita in cui è cruciale non perdere più tempo con ciò che non mi piace o che mi faccia star male.
Ormai non ho più tempo per sopportare persone assurde che, nonostante la loro età anagrafica, non sono cresciute. Il mio tempo è troppo scarso per sprecarlo con i difetti caratteriali e l’immaturità delle persone. Non ho tempo per trattare con la mediocrità e la meschinità della gente.
La drammatica situazione sociale che stiamo vivendo – che, a mio avviso, non è affatto un incidente di natura, ma un maledetto accidente generato dalla cupidigia e dalla malvagità di cui solo l’uomo è capace – ha sicuramente fatto da catalizzatore per questa eclissi totale della tolleranza e della pazienza infinite, che di fatto sono state solo nutrimento per la prepotenza e l’egoismo degli altri.

Tolleranza relazionale

“Molto pochi sono gli uomini che possono tollerare negli altri i propri difetti” (A. Graf).

Mi sono dunque imposto un deciso cambio di rotta: l’orologio ha scandito le ore e non c’è più tempo per sopportare oltre. Ho deciso quindi di non tollerare più la presunzione, la falsità o la piaggeria a buon mercato, di chi di fatto vuole solo fotterti e manipolarti.
Lascio appartenenze ormai stantie che, più che stimoli sociali, rappresentano ormai per me solo ipocrite zavorre relazionali.
Mi danno fastidio gli invidiosi, che cercano di screditare quelli più simpatici, più capaci, per appropriarsi dei loro successi e dei loro meriti.
Odio la lotta sleale e i meschini comportamenti che generano l’ambizione smodata e il narcisismo esibizionistico.
Non voglio esserci dove si incontrano solo persone gonfie di sé: pancia in dentro, ego in fuori!
Non ho più pazienza per il cinismo, per le critiche distruttive o per le richieste pretenziose di gente che non è pronta a dare nulla.
Non ho più voglia di compiacere gli opportunisti e chi non è disposto a porsi in modo reciproco, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride.
Non voglio sprecare un minuto in più con chi mente o vuole manipolarti, solo per usarti e sfruttarti.
Evito le persone rigide e inflessibili, portatrici di un’unica dispotica verità: la loro!

Nell’amicizia e nell’amore non mi piace il tradimento, la mancanza di lealtà e di rispetto.
Non tollero la compagnia di chi non sa sostenere, elogiare e gioire dei successi degli altri.
Sostanzialmente non intendo avere alcuna pazienza con chi non merita la mia pazienza.
Voglio vivere accanto a gente umana, a persone, non individui indifferenziati.
Che sappia sorridere dei propri errori.
Che non si gonfi di vittorie.
Che non si consideri eletta, prima ancora di esserlo.
Che non sfugga alle proprie responsabilità.
Che difenda la dignità umana e che desideri soltanto essere dalla parte del Vero e del Giusto.
Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle persone. Gente alla quale i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere senza tradire la propria anima (e quella degli altri).

Tolleranza e libertà

“Vi è un limite oltre il quale la tolleranza smette di essere una virtù” (E. Burke).

Ho urgenza di vivere il presente con l’intensità che solo la maturità può dare. Sono assolutamente persuaso che non è tanto importante aggiungere quantitativamente “anni alla vita”, quanto piuttosto di dare qualitativamente “vita agli anni”, ogni singolo giorno della nostra esistenza. Non è il numero che conta, ma il senso, ossia l’essere dentro le cose e viverle fino in fondo.
Ignorare la profondità e la bellezza della vita, che solo una consapevolezza piena può donare, condanna ad una esistenza di sostanziale superficialità ed estraneità, quasi una “morte psichica”, al di là di quanti anni poi si sia realmente vissuto.
Non sono affatto interessato ad una tale esistenza “scippata” dell’autenticità, linfa vitale della libertà di essere.
Voglio sostanzialmente procedere più libero di essere me stesso, meno vincolato da appartenenze e condizionamenti sociali.
“Ho domandato al tempo: qual è la soluzione? Mi ha risposto: lasciami passare!” (cit).

Finalmente, alla mia età me lo voglio permettere, posso godere forse di un po’ di quella saggezza che il tempo ci dona (se sappiamo umilmente coglierla).
Sono sicuramente più consapevole di tutta la mia storia e di tutto ciò che, nel bene e nel male, ho fatto o non fatto. Non sono io a dover giudicare ma credo che, nel mio bilancio “karmico” in questa vita, io mi sia guadagnato qualche credito, fra quanto ho dato e quello che ho ricevuto; vuol dire che incasserò il bonus la prossima volta …
Onestamente credo di aver raggiunto un’età in cui è verosimilmente tardi per ricominciare, ma è anche sicuramente troppo presto per rinunciare!
Spero di poter continuare ancora a vivere e condividere tante cose, belle o brutte che siano, ma tutte con autenticità e rispetto.

E affinché la paura e l’angoscia non si incistino nel nostro cuore, divenendo di fatto sfiducia, tristezza, solitudine, oppure rabbia, egoismo e disperazione, è quanto mai necessario uno slancio comune per ritrovare l’essenza della nostra natura umana: non il piacere edonistico in sé, ma il piacere della relazione con gli altri.
È questo il solo modo per rimanere umani, vivificati mentre siamo in vita, felici di essere in relazione agli altri, in un mondo di Persone e non di individui semplicemente esistenti.
Il mio obiettivo è arrivare alla fine soddisfatto e in pace con me e con la mia coscienza.
Spero che sia anche il tuo, perché ti auguro che, in un modo o nell’altro, anche tu possa arrivarci.
Perciò, giù le maschere (e le mascherine, che ancora tanta gente pavidamente indossa!) e mostriamo il nostro sorriso, il nostro vero volto, per ritrovare insieme fiducia e speranza in un nuovo orizzonte temporale, che sappia contenere – come un abbraccio rasserenante – il passato pacificato, il presente gioioso e il futuro luminoso.

(riel. personale da due spunti di: M. Andrade e M. Streep)

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Circa l'autore:

Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano
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