La coda del pavone
Masochismo e narcisismo sono gemelli siamesi.
“Guarda quel nanerottolo che sfida boriosamente quel gigante!”
“Che presuntuoso!”
“Che masochista, direi!”
(D. Lopez)
Il narcisista è SEMPRE un nanerottolo: l’ipertrofia di sé è semplicemente un gioco di prestigio per credersi un gigante.
Il guaio è che oltre ad ingannare gli altri, inganna anche se stesso, crede cioè effettivamente di essere “grande”.
Il masochismo che lo accompagna deriva dalla fatica che fa ad esporsi in battaglie ed imprese sempre più grandi per confermare compulsivamente se stesso.
Contrariamente a ciò che comunemente si pensa, il narcisista è solo apparentemente pieno di sé.
Le sue continue esibizioni grandiose sono la ricerca costante ed estenuante di conferme e di gratificazioni.
Ha fondamentalmente una scarsa autostima e una sottostante sfiducia di se stesso.
“Dovunque mi arrampichi, io sono seguito
da un cane chiamato Ego”.
(F. Nietzsche)
Il narcisismo si fonda essenzialmente sull’incapacità del soggetto di alimentare il proprio Sé, nutrire autonomamente la propria autostima e sostenere il proprio equilibrio.
Il narcisista sente continuamente il bisogno di vantarsi e di farsi merito di ciò che ha realizzato, aspettando ansiosamente riconoscimento e conferme dagli altri.
Si comporta in ciò come un servo che pretenda ricompensa per il lavoro che gli è stato ordinato da un padrone dal quale non si è affatto emancipato.
Il narcisista è ingabbiato dentro una maschera da personaggio grandioso.
Come un pavone che mostra la sua coda, egli è costretto a recitare ruoli da scafato attore in cui espone le sue (presunte) qualità.
Nelle sue manifestazioni patologiche estreme il narcisista ricorre alla manipolazione degli altri.
Le relazioni affettive, che riesce ad instaurare grazie al fascino che mette in atto per irretire il partner, servono al narcisista esclusivamente per sostenere queste dinamiche ambivalenti.
Non ama l’altro come altro-da-sé ma come oggetto-Sé, uno specchio o un’estensione di sé, funzionalmente come un “serbatoio” da cui alimentare se stesso.
L’altro non è amato in quanto tale, ma è amato per sostenere se stesso, secondo il principio “io ho bisogno di essere amato e attraverso di te, in realtà io amo me”.
Nelle relazioni affettive le performance masoschistiche del narcisista patologico vengono tragicamente trasformate in sadismo verso il partner di turno, alimentando un cortocircuito sado-masochistico in entrambi (“un vampiro che succhia il sangue alla sua vittima”).
Lungi dall’essere quel “grande” personaggio che pretende di essere, il narcisista è in realtà del tutto dipendente dall’approvazione di chi gli sta intorno.
Per questo bisogna, sanamente, girare alla larga dalle rappresentazioni di sé dei narcisisti.
Lasciare vuoto il teatro per scoperchiare il “buco” che ha dentro chi invece vuole farci intendere il contrario.
Al fondo della personalità narcisistica (tipica dei nostri tempi) c’è un sottostante senso di vuoto e di mancanza.
Non avendo una stabile autostima, deve continuamente usare gli altri per ricavare il sostegno necessario a colmare (almeno temporaneamente) il senso di inadeguatezza di sé.
È come un contenitore rotto, che non contiene e che deve essere ripetutamente riempito.
Niente è sufficiente a placare il vuoto di una persona che non ama se stessa.
Questo apparente iper-narcisista è in realtà un individuo privo di un sano narcisismo e soffre la perenne penuria di un Sé fragile e frammentato.
È paradossalmente una identità ipo-narcisistica che manca di un sano amore di sé, senso di coesione e equilibrio interiore.
Una persona matura ed indipendente è invece consapevole dei propri meriti, si fida in primis del proprio giudizio su se stesso, si compiace per il gradimento degli altri, accetta e ringrazia quando riceve complimenti, ma rifugge dai riconoscimenti sociali ed è persino schiva dagli eccessi di esibizione pubblica.
Pregusta autonomamente il sentimento di gratitudine di fronte alla vita per aver avuto la gioia di contribuire a promuoverla e a renderla migliore.
La persona “normale” esprime una calda fiducia di sé, senso di responsabilità e rispetto degli altri.
Con questo “sano narcisismo” (o egoismo maturo), sa porre i suoi limiti proprio dove cominciamo i bisogni degli altri, che rispetta specularmente come se stesso.
APR
Circa l'autore:
Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano