Presente, passato, futuro

Il potere di adesso

“Io non vivo né nel mio passato, né nel mio futuro. Possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi interessa. Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai felice.
La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo.”
(P. Coelho).

La nostra mente è una formidabile macchina pensante, crea da sola i problemi e poi cerca di risolverli.
Come una scimmia su un albero che salta di ramo in ramo, la mente tende a vagare continuamente da un pensiero all’altro e noi siamo soliti inseguirla.
Se esaminiamo i nostri pensieri, ci accorgiamo che in genere sono tutti rivolti verso il passato o proiettati nel futuro.
Quasi mai sostiamo mentalmente nel qui e ora oppure, se pensiamo al presente, è solo per rimuginare sul passato o per anticipare il futuro. L’ansia e la depressione si fondano su questo split mentale.
Quasi mai siamo immersi pienamente in ciò che facciamo; non cerchiamo le cose, ma la “ricerca delle cose”, ossia prefiguriamo mentalmente, angosciandoci anticipatemente sul raggiungimento finale delle cose in cui siamo indaffarati.
Preoccupati dalle esperienze vissute nel passato, proiettiamo le nostre ansie nell’immaginazione di quello che (pensiamo) potrebbe accadere, bypassando di fatto l’unico “luogo” (qui e ora) dove abbiamo il potere di fare realmente qualcosa.
Siamo abituati a pensare che passato e presente siano mezzi per realizzare la nostra vita, ma crediamo fortemente che solo l’avvenire, il futuro rappresenti il fine della nostra esistenza.
Il presente non riceve mai la nostra attenzione, non costituisce mai il nostro scopo.

“Sbarazzatevi degli inutili fardelli che sono i residui del passato e il timore del futuro” (A. Jodorowsky).

Il presente non è solo l’intervallo di tempo tra ciò che verrà e ciò che è stato. È il solo tempo che è “qui”, in cui esistiamo realmente. Tutta la linea del tempo passa e si manifesta come esperienza reale solo nell’attimo presente.
Ecco come Eckart Tolle descrive l’utilizzo del presente per recuperare il controllo della nostra mente: “Focalizza l’attenzione sulla sensazione dentro di te. Accetta la sua esistenza. Non lasciare che la sensazione diventi pensiero. Non giudicare e non analizzare. Non identificarti con esso. Resta presente e continua a essere l’osservatore di ciò che accade dentro di te. Diventa consapevole non solo del dolore emotivo, ma anche di “colui che osserva”, dell’osservatore silenzioso. Questo è il potere di Adesso, il potere della tua presenza consapevole.” (E. Tolle, Il potere di Adesso, Ed. MyLife).

Marco Aurelio risolve così persino il pensiero della morte, la più estrema delle nostre angosce: “Quando noi siamo vivi la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi”.
Il futuro deve ancora venire, non è ancora presente, il passato è passato, non è più presente.
Eppure, il passato continua ad agitare il presente, ci riporta indietro verso ciò che non c’è più.
Invece di agire per andare avanti, siamo paralizzati e di conseguenza non agiamo, perché stiamo guardando indietro.
Se poi guardiamo troppo al futuro, il futuro ci sottrae al presente proiettandoci in avanti.
Benché debba ancora venire, il futuro (pensato ma non vissuto) prende il posto del presente.
La vita così diventa un eterno “problema da risolvere”, anziché “un’avventura da vivere” (J. Keats).
E il presente si manifesta comunque come una battaglia angosciosa.
È come se la testa ci dicesse: “Quando ogni cosa andrà a posto sarò finalmente tranquillo, troverò la pace.”
Mentre il cuore conosce bene la risposta: “Trova la pace ed ogni cosa andrà a posto!”.
In parole semplici (anche se farlo non lo è affatto!), Jodorowsky ci invita a sbarazzarci “degli inutili fardelli che sono i residui del passato e il timore del futuro”, che tradotto in termini clinici significa che, per superare i disagi e per guarire la mente e il corpo, occorre liberarci psicologicamente dalle zavorre del passato e dalle paure anticipatorie del futuro.

Il presente

“La vita non è una gara ma un viaggio da assaporarsi in ogni suo passo lungo il percorso. Ieri è storia, domani è mistero e oggi è un dono: è perciò che lo chiamiamo Presente” (B. Keane).

Il presente non va visto solo come il ponte di passaggio fra passato e futuro, altrimenti non può che trascinare i “problemi” del passato dall’altra parte, nel futuro appunto.
Se il presente come “problema” non appaga, non può essere risolto nel futuro, ma solo utilizzando quel “potere” (poco o tanto) che abbiamo oggi, quello cioè di agire nel presente, attimo per attimo.
La vita in fondo è solo l’intervallo fra la nascita e la morte. Tutto sta quindi a come usi questo intervallo (mi riferisco evidentemente a “questa” vita, alla nostra esistenza terrena, non ad altre…).
Oggi, dunque, non più ieri né domani, adesso, qui e ora abbiamo la possibilità concreta di fare qualcosa per star bene, per essere felici di essere al mondo, guardando agli ostacoli e alle difficoltà inevitabili del vivere non con un opprimente senso di inadeguatezza ma con un realistico approccio, rivolto verso le soluzioni non verso le preoccupazioni.
La vita non è solo dramma e tragedia ma spesso anche una commedia divertente.
Invece noi, non essendo di fatto quasi mai centrati sul presente, è come se paradossalmente non vivessimo appieno la realtà.
E quindi non fruissimo compiutamente delle esperienze che facciamo, con tutte le emozioni infinite che ci regalano, di gioia o di dolore, ma sempre profondamente vere e reali.
Scippandoci il presente, sciupiamo così buona parte dell’esistenza, mettendola in stand-by, in modalità “non-vissuta”.
La vita per noi diventa solo quella che “speriamo” di vivere dopo, in quello che dovrà ancora venire, solo dopo che si saranno realizzati quelli che pensiamo siano i nostri desideri.
Proiettandoci costantemente ad essere felici dopo, è così inevitabile che non lo siamo mai.
Dobbiamo dunque recuperare la capacità di essere nel “qui e ora”, per permettere al presente di essere “puro presente”. È questo il solo tempo in cui è possibile agire.
Possiamo godere pienamente del presente se siamo disposti a lasciare spazio all’inaspettato che verrà, che ci fa paura proprio perché è imprevedibile e sfugge alla nostra pretesa di controllo.
Il punto è dunque la capacità di assaporare l’attimo, il qui ed ora, la presenza totale. Ecco perché anche in Occidente si afferma sempre più la Mindfulness, una pratica di meditazione, originaria della tradizione buddhista. Dovremmo perciò imparare tutti ad apprezzare meglio tale capacità.
Dobbiamo cambiare la qualità del tempo, modificando la prospettiva e il vissuto con cui lo percepiamo.
Il tempo non deve essere più un “vuoto” da riempire, ma un “pieno” da svuotare.
Il posto e l’ora giusti per agire, per fare qualcosa che riteniamo importante, per vivere e riprendersi la vita, per ricominciare, per raddrizzare qualcosa che non va, per cambiare sono QUI ed ORA. Esattamente dove sei ADESSO, non altrove, non domani.
L’adesso è l’unico luogo, il solo tempo, in cui hai il potere di agire. Adesso è la sola opportunità che abbiamo per orientare il nostro cammino, per tenere la rotta del nostro viaggio.
Nulla è mai perso per sempre, ma il tempo terreno non ritorna e scandisce inesorabilmente il suo passaggio.
Procrastinare ancora, può significare perdere un’altra opportunità, forse l’ultima.
E quel che è peggio, servirà in ogni caso ad aumentare i tuoi rimpianti futuri.

“Oggi il presente ha steso un lenzuolo di luce davanti a me, e non c’è nessuna increspatura né grinza, nessun millimetro che scopra i bordi e mostri le pieghe del passato o del futuro. È tutto come se fosse luminosamente adesso” (F. Caramagna).

Ecco perché questa possibilità deve essere colta oggi. È l’occasione per rimettere ordine alle nostre priorità, affrontando il rischio inevitabile di dovere abbandonare per sempre un pezzo del nostro passato e scegliere liberamente il nostro destino.
Valorizzando e vivendo appieno il presente, possiamo ripensare e fare esperienza del passato, e concepire il futuro come declinazione nel tempo delle nostre più vere e profonde aspirazioni.
Se fra l’inizio della lettura (passato) e la fine del post (futuro) è successo qualcosa, lo si deve solo al presente che ci ha permesso di ampliare la nostra consapevolezza.
Dal passato possiamo capire, ma è solo nel presente che possiamo vivere, per comprendere
appieno il futuro.

Sii lento e paziente.
Vivi nel presente.
Ci vuole tutto il tempo necessario
per prepararsi a durare in eterno …

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Circa l'autore:

Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano
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