Narcisismo e amore

Dall’innamoramento all’amore: l’evoluzione del narcisismo

Il narcisismo non è una diagnosi psichiatrica ma è un aspetto costitutivo della psicologia umana. C’è una confusione concettuale fra amore, narcisismo, amore di Sé, altruismo. Non si distingue la possibilità di coesistenza di un narcisismo “sano” (equivalente dell’autostima) con un narcisismo patologico (manifestazione di un Sé in realtà sofferente, poco coeso, instabile, alla ricerca di continue conferme e riconoscimento, dove è fortemente compromesso il rapporto con gli altri e con se stessi.

Sembra un paradosso, ma alla base del narcisismo patologico ci sta una bassa considerazione di sé (spesso nemmeno riconosciuta) e un profondo senso di inadeguatezza interna, negata e manifestata in forma opposta.
Nella dipendenza affettiva c’è l’intreccio di tali dinamiche affettive dei due soggetti, entrambi alla ricerca di conferme e di amore. La psiche (diversamente che il corpo biologico) non ricerca solo il piacere, ma il piacere di amare ed essere amati, cioè una relazione sana, fatta di rispetto, reciprocità e simmetria. Non il piacere dell’oggetto, ma il piacere della relazione.
Il narcisismo patologico si fonda essenzialmente sull’incapacità del soggetto di alimentare autonomamente il proprio Se’, nutrire la propria autostima e sostenere il proprio equilibrio.
Il narcisista ha un bisogno ossessivo di conferme; sente continuamente il bisogno di vantarsi e di farsi merito di ciò che ha realizzato, aspettando ansiosamente riconoscimento e conferme dagli altri. Si comporta in ciò come un servo che pretenda ricompensa per il lavoro che gli è stato commissionato da un padrone dal quale non si è affatto emancipato.

Una persona matura ed indipendente è invece consapevole dei propri meriti, si fida in primis del proprio giudizio su se stesso, si compiace per il gradimento degli altri, accetta e ringrazia quando riceve complimenti, ma rifugge dai riconoscimenti sociali ed è persino schiva dagli eccessi di esibizione pubblica.
Pregusta autonomamente il sentimento di gratitudine di fronte alla vita per aver avuto la gioia di contribuire a promuoverla e a renderla migliore.

Nelle relazioni d’amore fra un uomo e una donna (ma anche nelle relazioni omosessuali) tali apparenti contraddizioni trovano la loro espressione più ampia e diffusa.

L’opinione comune non distingue ancora fra innamoramento e amore. Non solo fra i giovani, ma anche fra gli adulti, che pure hanno avuto esperienze amorose e quindi hanno vissuto le complesse vicissitudini dell’evoluzione dell’innamoramento verso l’amore maturo.
L’innamoramento è una sorta di “bisogno” originario che tende a ricreare l’estasi della fusione con la persona amata. Nello stato di innamoramento, le due persone coltivano la convinzione reciproca di essere le “migliori” del mondo.
È chiaramente una “illusione” (carica di tutte le proiezioni e le aspettative dell’uno verso l’altro partner) e come tale ha una potenzialità trasformativa straordinaria (da qui la “nostalgia” e il bisogno perenne di innamorarsi).
Il processo di realizzazione di tale illusione (fatto di momenti di beatitudine, stati d’incanto, passioni indistinte, così come di profondo sconforto, disperazione e sofferenza) è il passaggio verso l’amore, dove l’altro, rispettivamente, caduta la maschera dell’illusione, appare con il suo vero volto.
Quando evolve verso un esito positivo, il partner ci appare per quello che realmente è, non più come un meraviglioso oggetto-Sé, un prolungamento di noi stessi, ma al massimo come “meno peggio degli altri”, come Persona comunque degna di una nostra libera scelta e di un progetto comune.
Perché questo amore, reale, concreto, depurato dagli eccessi di romanticismo infantile, non si trasformi nella “tomba dell’innamoramento” è necessario che i due partner (due Persone distinte divenute coppia) diano il meglio di sé, prodigandosi nell’arte della “coltivazione”, tenendo in vita, giorno dopo giorno, la pianta di quella passione iniziale nata dall’innamoramento.

La collusione narcisismo masochismo

“Lascia andare l’intenzione di cambiare l’altro. Se vuoi cambiarlo, significa che non lo ami per quello che è.”
Amare significa scegliere l’altro con i suoi pregi e i suoi inevitabili difetti. Sta a lui (ma anche a te che dici di amare) saper gestire i suoi limiti e cercare di cambiarli.
Cos’è che spinge molte coppie ad incaponirsi in un’incessante ed estenuante conflittualità, se non il perdurante desiderio di cambiare l’altro? Perché non si rinuncia facilmente a questa manifestazione illusoria di “volontà di potenza”?
Questa rinuncia implica l’accettazione del fallimento del proprio investimento affettivo, che è originariamente narcisistico, quindi parte di se’. L’insistere nel conflitto è il tentativo di evitare la ferita narcisistica, di ammettere la sconfitta e affrontare il lutto della disillusione. Nel profondo di questa “lotta mortale” c’è l’estremo tentativo narcisistico di piegare definitivamente l’altro al proprio desiderio. Quale maggior trionfo narcisistico vincere una battaglia impossibile e farsi amare dalla persona “sbagliata”?
È qui che il narcisismo incontra la sua vera anima gemella: il masochismo.
“Piuttosto che cambiare a tutti i costi qualcuno, è più salutare che sia tu a cambiare qualcosa, perché questo non dipende dall’altro, ma dalle tue possibilità”.

Innamoramento e amore ai tempi dei social

Qualcuno si chiede: è possibile che possa nascere una relazione d’amore sul web? La mia risposta, in via generale, è quella di  distinguere concettualmente fra innamoramento e amore. L’innamoramento è uno stato nascente, naturale, biologico direi. E’ caratterizzato dall’attrazione crescente, assoluta, per un’altra persona, di cui non si conoscono nemmeno tutti i motivi (anche se cerchiamo razionalmente di spiegarcelo). In tal senso, anche “virtualmente” ci si può “innamorare” (non a caso fra virgolette…). Siamo attratti da qualcuno, che fondamentalmente diventa lo schermo dei nostri desideri, delle nostre proiezioni. Ovviamente, non è uno schermo a caso, deve in qualche modo possedere “qualcosa” che è all’origine del nostro “statu nascenti”. Nell’incontro reale le variabili in gioco sono altre e più numerose, ma il “meccanismo” è simile. Solo nell’incontro reale è però possibile lo “sviluppo” del rapporto che dovrebbe poi portare alla “fase due”, ossia la possibilità che quell’incontro, quell’innamoramento possa evolvere in una relazione d’amore. Che è qualcosa di profondamente diverso e complesso dal “semplice” innamoramento.

Al di là delle descrizioni teoriche o scientifiche (l’amore è più arte che scienza), il punto cruciale è proprio lo snodo fra innamoramento ed amore. Escluso che quest’ultimo possa essere un fatto virtuale, sono del parere che una relazione d’amore debba sempre passare da un iniziale innamoramento, perché trascina con se tutta la forza biologica, pulsionale, libidico-emotiva necessaria (ma non sufficiente) per il successivo sviluppo in amore. Qui il modello di riferimento (ideale ma non idealizzato…) è quello di due persone che sanno modulare la relazione, conservando le proprie identità, entrando ed uscendo con i tempi giusti dalla posizione “fusionale” a quella “schizoide” (non spaventi la parola, che sostanzialmente descrive il rapporto personale più profondo con il proprio vero Sé). Si tratta di costruire passo dopo passo una relazione fatta da condivisione di intenti, interessi, visioni, ecc., ma anche di differenze e di “egoismi maturi” di entrambi. Questa relazione non la si costruisce una volta per tutte. Al contrario dell’innamoramento (una sorta di delirio a due, dove ognuno illusoriamente pensa che l’altro sia il migliore uomo o donna possibile…), che si nutre e si consuma autonomamente, la relazione d’amore va “coltivata” continuamente (come una pianta delicata), sapendo tenere viva la “tensione relazionale”. Se questo non avviene, ecco il trionfo dei luoghi comuni (il matrimonio è la tomba dell’amore, ecc.). Ovviamente c’è tanto altro ancora: non a caso l’amore è il tema più presente nella letteratura, nel cinema, nell’arte. Evidentemente (per fortuna, direi io) qualcosa sfugge ad ogni descrizione e rimane “mistero”…

Alberoni: Innamoramento e amore

Gabblog: Differenza fra innamoramento e amore

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Circa l'autore:

Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano
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