Individui e società
“Oggi si vuol sentire parlare di grandi programmi politici ed economici ossia proprio di quelle cose che hanno condotto i popoli a impantanarsi nella situazione attuale…
Ed ecco che uno viene a parlare di sogni e di mondo interiore…
Ma io non parlo alle Nazioni.
Io mi rivolgo solo a pochi uomini.
Se le cose grandi vanno male è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male.
Perciò, per essere ragionevole, l’uomo dovrà cominciare ad esaminare se stesso.
E poiché l’autorità non riesce a dirmi più nulla, io ho bisogno di una conoscenza delle intime radici del mio essere soggettivo.
È fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi poiché essa consiste nella somma degli individui.”
(C.G. Jung)
È tremendamente vero, come dice Jung, che oggi siamo “impantanati” nei macro problemi politici, economici e sociali.
L’individuo è di fatto fagocitato, nullificato, all’interno delle sovrastrutture sociali (il lavoro, le istituzioni, l’economia, la giustizia, ecc.), che originariamente erano state fondate proprio per facilitare la vita degli uomini.
Con il tempo, il cittadino (il soggetto della società) è diventato suddito (oggetto) delle sue stesse creazioni, invertendo di fatto il rapporto soggetto/oggetto.
La nostra Costituzione “è fondata sul lavoro”, che diviene il fine, non il “mezzo” per procacciarsi il sostentamento materiale del vivere.
Perché mai non è invece fondata “sulla Persona”, come il vero soggetto, protagonista e destinatario finale di tutti i benefici dell’agire sociale e della vita di comunità?
L’importanza della persona è venuta sempre meno, fino a contare quasi nulla.
Il sentimento del potere dei cittadini è ridotto a zero, con tutto ciò che questo comporta in termini di sfiducia, aspettative, atteggiamenti negativi dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni.
L’individuo è dunque ingabbiato per sempre nella palude delle sue stesse costruzioni sociali?
Non concordo con Jung sull’affermazione che la società sia la somma dei singoli individui, perché gli studi sulle dinamiche dei gruppi e delle configurazioni sociali (dalla coppia, al piccolo gruppo, fino alle grandi organizzazioni e alle Istituzioni) hanno dimostrato l’esistenza di fenomeni propri di tali organismi, come unità distinte dai singoli individui.
Rivoluzione sociale e lavoro personale
A prescindere dal funzionamento sociale e dalle sue ricorrenti “crisi”, l’individuo può comunque ri-trovare la sua relativa autonomia, attingendo alle risorse del suo mondo interno, abbondanti ed inesauribili, a differenza di quelle del mondo esterno, soggette invece a scarsità e penuria (quelle economiche o energetiche ne sono l’esempio più lampante).
In attesa di chissà quali rivoluzioni sociali (e qui concordo con Jung) la persona può fare la sua “rivoluzione privata”, mettendo ordine al suo interno, divenendo padrone perlomeno “in casa propria”.
Il lavoro su di sé è la libertà più sicura e fruibile per tutti.
Richiede un atteggiamento amorevole ed empatico verso se stessi, il coraggio di affrontare luci ed ombre presenti dentro di noi, che aspettano solo di essere “comprese”.
Questa riscoperta del Sé porta progressivamente a ciò che realmente si è, nella totalità del nostro Essere, eliminando la distanza da noi stessi, che è la causa principale delle nostre sofferenze esistenziali e anche psicopatologiche.
Si può riscoprire così il valore della nostra vera esistenza e, con essa, un nuovo ordine di valori e priorità, non più esterni ed imposti all’uomo, bensì liberamente riconosciuti all’interno di noi stessi.
È da questi individui ritrovati, divenuti Persone, che può nascere una Società nuova.
GIU
Circa l'autore:
Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano