
Adamo ed Eva
“Dio creo la donna da una costola dell’uomo” (Gen. 2, 22-25)
Questa traduzione di un passo importante della Bibbia è molto controversa e oggetto di diverse interpretazioni. L’interpretazione in senso “anatomico” è quasi certamente un equivoco letterario.
Il passo della Genesi deve quindi essere letto in senso simbolico. Il termine ebraico tzelà può essere infatti tradotto in più modi, come costola, metà, lato.
C’è una frase significativa, attribuita a William Shakespeare, a sua volta ispirato dal Talmud, testo sacro ebraico:
“La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.”
L’interpretazione più verosimile è dunque che la donna non nasca dalla costola, ma venga creata col significato figurato di “colei che ti sta di fronte“.
Eva quindi esce simbolicamente dal lato di Adamo, come sua metà (ancora oggi nel linguaggio comune, parlando del proprio partner si usa dire “la mia metà”).
L’uomo e la donna sarebbero quindi un completamento speculare, dove lo sguardo reciproco sull’altro rappresenta la via d’uscita dal solipsismo e dalla solitudine.
La relazione uomo-donna è dunque in origine simbolizzata come reciproca, simmetrica e paritaria.
Il frutto del male
Al di là della interpretazione letteraria della Bibbia, e contrariamente alle concezioni del mito sviluppatesi nel Medioevo, secondo cui Eva è all’origine della colpa di tutte le donne, è possibile una diversa significazione del passaggio della mela ad Adamo.
Facendogli mangiare il frutto dell’albero della conoscenza, Eva non desiderava essere cacciata dal paradiso terrestre ma aspirava a proiettare la coppia umana, di essenza divina, nella realtà della vita carnale e materiale.
Unire insomma il divino e l’umano, l’anima e il corpo.
Adamo, ridestato nella sua intelligenza, assume su di sé la spinta a trasformare la terra nel giardino dell’Eden, assecondando circolarmente, insieme alla sua compagna, lo scopo del ritorno nel divino e nell’eterno.
Una interpretazione più paritaria e simmetrica dei ruoli maschile e femminile e delle loro responsabilità nel rapporto di coppia.
L’amore fra l’uomo e la donna risulterebbe così sin dall’inizio “consacrato” come unione “carne da carne”, che si realizza attraverso il desiderio reciproco ed è finalizzato in senso spirituale all’eterno ritorno nel giardino dell’Eden.
(riel. personale da: A. Jodorowsky)
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Circa l'autore:
Dr. Roberto Calia Psicologo Psicoterapeuta Milano